Un percorso di crescita con obiettivi precisi, intervista a LE SOFFITTE DI ANNA

Inviato da michele maraglino il Gio, 09/11/2017 - 18:36

E’ uscito il 16 ottobre 2017, edito da ‘La Clinica Dischi’, l’album d’esordio de ‘Le Soffitte di Anna’ dal titolo‘Buon sangue non mente’. Il gruppo nasce fra le nebbie della pianura mantovana nel 2013 e vuole rendere omaggio, con la scelta del nome, al coraggio introverso di Anna Frank, con riferimento esplicito al suo nascondiglio. Dopo i tanti concerti in giro per l’Italia e la realizzazione di un Ep autoprodotto, la band inizia a lavorare al primo progetto di lunga durata, un disco scritto a sedici mani in una vecchia cantina in mezzo alla pianura padana. Ora quella cantina è stata demolita, ma le canzoni esistono ancora.Ogni brano di Buon Sangue Non Mente descrive un’emozione diversa: la gelosia, l’invidia, l’amore, alienazione sociale, la noia, l’uso e l’abuso di alcol e droga vengono raccontati con rabbia, voglia di distruzione, ma anche comprensione.Le parole di questo disco sgusciano fuori dai denti stretti di chi le ha incise su carta, il loro obiettivo è di perforare il microfono con forza e schiantarsi in faccia a chi hanno davanti.E’ un disco che si rivolge a tutti, giovani e non più giovani, ricco di riferimenti e citazioni di grandi scrittori (Montale, Ungaretti e Dostoevskij su tutti) che ne hanno fortemente influenzato le liriche.Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la band per conoscerli meglio. 1) Come è nato il vostro primo disco?Il nostro album nasce da due anni di lavoro fra diverse produzioni e prove che ci hanno portato ad avere un’idea precisa dei suoni e dei testi che avevamo in mente.Nasce da esperienze vissute in prima persona dai membri del gruppo, dalla rabbia e dal fuoco che si ha dentro quando da giovani si ha l’impressione di poter cambiare il mondo.Le sonorità e i testi delle canzoni parlano di amori interrotti - storie narrate in prima persona - fra ossessioni e tradimenti, di temi sociali e di lotte alle discriminazioni, lontano dalle banalità e dai luoghi comuni quotidiani.2) Come vi siete avvicinati alla musica?Direi che la musica è sempre stata parte di noi.Tutti e quattro abbiamo seguito dei percorsi musicali, fra Scuole di Musica del paese e precedenti formazioni di gruppi della zona.Ci siamo ritrovati a suonare insieme principalmente grazie alle influenze musicali simili. 3) La musica può essere un lavoro vero nel 2017?La musica non può essere considerata un lavoro; a nostro parere è ben importante scindere le due cose per non perdere di vista i valori che ci hanno spinto a suonare.Se avessimo deciso di vivere con la musica molto probabilmente ci saremmo concentrati su delle cover o su un genere commerciale “che faccia vendere”.La nostra musica è lontana dall’idea di guadagno.Inoltro crediamo che non si possa considerare un lavoro stabile la musica nel 2017 perché oggi viviamo in un mondo a tempo determinato, in cui non si ha la certezza di avere un contratto o ancora peggio di non arrivare alla fine del mese.4) Quali sono i vostri progetti futuri?Nei prossimi mesi abbiamo sicuramente intenzione di portare in giro il nostro album e farci conoscere al di fuori della nostra zona padana.Sentiamo di aver qualcosa da dire ai ragazzi più o meno giovani che non si rispecchiano nella società di oggi.Il nostro progetto è di viaggiare per l’Italia suonando i pezzi vecchi, continuando a scriverne di nuovi. 5) Pensate che la gavetta sia ancora un percorso valido per farcela nella musica?Pensiamo che ormai la gavetta non esiste più dal momento in cui i talent-show hannosovvertito qualsiasi logica nello scenario musicale.Oggi “ce la fai” solamente partecipando ad un programma televisivo, cantando cover dell’artista più cliccato su iTunes o di quello che la radio ti propina.I testi non parlano di niente, se non di Facebook, WhatsApp e altre cose che seguono la moda del momento, lasciando nella stragrande maggioranza dei giovani un vuoto dentro che è destinato ad evolversi in un vuoto generazionale.Il successo e l’apparire sono diventati più importanti del fare musica.Prima si faceva musica per evadere dalla società, oggi si fa musica per essere sociali. 6) Qual è stato il vostro percorso?Il nostro percorso è un percorso di crescita con obiettivi precisi.Personalmente crediamo che ci sia una crescita continua nel lavoro che facciamo, presente anche nei nuovi pezzi che stanno nascendo in sala prove e che un giorno registreremo per il nuovo album.  

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