Vota Ezio. Che tanto è sempre meglio che i due B.

Inviato da fucsia il Ven, 15/04/2011 - 15:55
Vota Ezio. Che tanto è sempre meglio che i due B.

Per il Festival del Giornalismo, ieri, alla sala dei Notari a Perugia, è intervenuto Ezio Mauro, direttore de La Repubblica. Intervistato da Angelo Agostini dell'università IULM, il giornalista spiega a un pubblico di giovani e non, giornalisti e non, la situazione politica italiana e le sue anomalie. Sì, perchè l'Italia è un caso a sè sotto tutti i punti di vista. L'Italia è anomala nella sua interezza e non ascrivibile a nessuna categoria, a nessun luogo comune, a nessun caso storico già vissuto. Sembrerebbe, addirittura, una cosa positiva detta in questo modo, in effetti. Ma, abbandonate ogni speranza o voi che varcate il confine, non c'è nulla di positivo. Da nessuna parte. Eppure, Mauro sembra quasi ottimista. O meglio, lui si definisce "non pessimista", ecco. Eufemismi a parte, il direttore ha una visione chiara di quello che sta accadendo in questa nazione. E giusto per non sembrare pessimista afferma: "L'anomalia del berlusconismo è talmente anomala da non essere risolvibile". Tadadan.
Quella che manca in Italia è l'"intercapedine liberale", afferma, che, in parole povere, è tutto quello che rende un Paese democratico. Le libertà, il pluralismo, la divisione dei poteri. Tutto è messo in discussione nel Paese in cui a governare è il conflitto di interessi impersonificato. L'incarnazione del tycoon con le mani in pasta ovunque, anche dove non dovrebbe e non solo in qualità di imprenditore, è il nostro Presidente del Consiglio. Il paradosso tutto italiano continua nella mancanza all'interno delle coscienze del concetto di "rendiconto politico" post elezioni. In quale altro Paese che osa definirsi non dico democratico, quanto civile, il capo del Governo non risponde delle sue azioni? E non mi riferisco solo al piano processuale, che dopo l'approvazione della prescrizione breve è diventato una sorta di utopia, quanto all'azione di Governo in senso stretto. "Silvio Berlusconi ha detto dieci bugie al popolo italiano", ci ricorda Ezio Mauro riferendosi alle risposte del Premier, date male e a modo suo (attraverso il libro, pubblicato da Mondadori, di Bruno Vespa), alle dieci domande postegli da La Repubblica. Gli italiani mica si sono arrabbiati. Gli italiani mica hanno detto niente. Gli italiani mica si lamentano. E se lo fanno, lo fanno male, o per sbaglio. Sarà che io non sono "non pessimista", ma le cose non cambieranno se continuiamo e continuano così. Ezio Mauro sembra più un politico di opposizione dei politici di opposizione. E non è che ci voglia tanto, in effetti. Un frigorifero ha più carisma di Bersani. Fini è più di sinistra di Franceschini. Giusto per citarne due a caso, ma il discorso varrebbe un po' per tutti.
Come crediamo che le cose possano cambiare, che il conflitto di interessi possa finire, che l'Italia torni ad essere un Paese "normale", non dico avanzato, se non esiste un'opposizione, un'alternativa?
Quello che accade in Italia, tralasciando gossip e scandali (anche questi caratteristici del nostro Paese), è un "travisamento dei principi costituzionali", dichiara Mauro.
E come dargli torto. La Costituzione è messa in discussione ogni giorno, ogni attimo, ogni secondo. Bisogna aggiornarla, dicono. Bisogna adattarla ai nuovi bisogni. Ma bisogni di chi? Questa è la domanda. Il potere legislativo è al servizio di quello esecutivo, alla faccia di Montesquieu e di anni di rivoluzioni. La legge è del Governo. Le leggi sono per il Capo di questo. E dall'altra parte che fanno? Nulla. Gridano aria fritta e continuano a perdere di credibilità.
Ha quasi ragione Berlusconi quando dà dello Stalin a Giuseppe D'avanzo. E ci credo. In Italia, un giornalista del genere sembra davvero Karl Marx, ma non perchè siano comunisti (per l'amor di Dio, che quest'appellativo sembra una parolaccia), quanto perchè in Parlamento la cosa più di sinistra è il rosso delle poltrone.
E allora, bisogna appellarsi al comune senso civico. Alla crescita degli italiani, chè l'Italia è solo un concetto astratto. E non è la bandiera ad andare a votare.
Rosibetti Rubino

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