La fragilità dell'eroe - Recensione di 'Napoleon' di Ridley Scott

Inviato da PhonicaNews il Lun, 11/12/2023 - 11:56

Un film che parla di Napoleone Bonaparte, menzionato nelle pagine di storia, divenuto prima re e poi imperatore dei Francesi nel 1804, esclusivamente per le sue gesta belliche. Ma nella pellicola del regista americano Ridley Scott emerge l'aspetto più umano di Napoleone, tralasciando l'aspetto più eroico, talvolta sullo sfondo. Le fragilità dell'eroe - interpretato da Joaquin Phoenix - appaiono nel suo apparire goffo durante la quotidianità e si intravedono nel volto mai rilassato e dallo sguardo corrucciato. Viene sottolineato, fin dall'inizio del film, il rapporto con la moglie Giuseppina - matrimonio che i libri di storia ci dicono essere stato per puro interesse politico- appare come il frutto di un sentimento profondo. Un amore che non giungerà al termine, nemmeno dopo la separazione causata dall'impossibilità di procreare di lei. Giuseppina diventerà, allora, amica di penna, intrattenendo uno scambio epistolare con lo stesso Napoleone. Due figure che sembrano soffrire per la loro lontananza, ma impossibilitate a vivere vicini per motivazioni legate al potere. Il dolore della donna si percepisce nella sua rappresentazione: volto pallido, capelli arruffati ed una semplice veste, sicuramente diversa rispetto agli abiti sfarzosi che era solita indossare.

Giuseppina gli sarà sempre vicina, fino alla morte, che - come viene raccontato nel film- sopraggiungerà poco prima del rientro di Napoleone dal primo esilio.

Sarà questo, a mio avviso, il momento in cui Napoleone avrà consapevolezza della sua caduta imminente. È da apprezzare in questa parte del film il cambio repentino dell'atmosfera: la divisa di Napoleone da valido condottiero appare spenta ed i colori ,prima caldi ed ora scuri, appesantiscono la scena. 

Quello di Scott è un omaggio a Napoleone, con un' accezione romanzesca, se si pensa alla cura per quei dettagli che ci hanno fornito il ritratto di un Napoleone certamente valido e forte nel campo di battaglia, ma allo stesso tempo poco eroico nella sua intimità.

A cura di Sara Cecchini

 

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