Ascanio Celestini - Pro patria al Morlacchi

Inviato da Radiophonica il Lun, 05/12/2011 - 13:45
Ascanio Celestini - Pro patria al Morlacchi

Dopo Sirena dei Mantici e La Pecora Nera spettacoli nati e cresciuti in Umbria e Appunti per un film sulla lotta di classe, Ascanio Celestini torna a produrre con il Teatro Stabile dell’Umbria Pro Patria, un racconto con il quale l’artista vuole provare a ricucire i fili della storia del nostro paese, ritrovando quella scintilla intellettuale e politica che ha dato vita a un’esperienza lunga e dolorosa, un percorso che ha coinvolto uomini e donne uniti da un grande ideale: fare l’Italia.
Dopo la presentazione di un primo studio, nell'aprile scorso a Torino, l'autore-narratore ha continuato a scrivere e ad immaginare, secondo il suo modo personalissimo di creare, per poi partire da ottobre con una tournèe nelle maggiori città italiane.
Al Teatro Morlacchi di Perugia lo spettacolo va in scena da mercoledì 7 fino a domenica 11 dicembre.
Chi ruba una mela finisce in galera anche se molti pensano che rubare una mela è un reato da poco. E chi ruba due mele? Chi ne ruba cento? Quando il furto della mela diventa un reato? C’è un limite? C’entra con la qualità della mela? La legge è uguale per tutti e i giudici non si mettono a contare le mele. La statua della giustizia davanti al tribunale ha una bilancia in mano, ma entrambi i piatti sono vuoti. Non è una bilancia per pesare la frutta.
Sono le parole di un detenuto che sta scrivendo il discorso. un discorso importante nel quale cerca di rimettere insieme i pezzi della propria storia, ma anche di una formazione politica avvenuta in cella attraverso i tre libri che l'istituzione carceraria gli permette di consultare. chiede aiuto a Mazzini. Un Mazzini silenzioso e sconfitto.
Quand’è che l'avete capito che era finita, mazzini?
Quando finisce la rivoluzione?
Finisce a Roma nel ’49 con la fine della repubblica?
O con le insurrezioni degli anni ’50?
Con le impiccagioni e le fucilazioni di Belfiore che faranno guadagnare a Francesco Giuseppe il soprannome dell’impiccatore?
Con l’insurrezione di Milano del ’53?
Qualche migliaio di uomini che assaltano caserme e posti di guardia e sperano nella diserzione dei soldati ungheresi che invece non ci pensano proprio.
Alla fine vengono giustiziati in 16.
Quella volta Marx scrisse che la rivoluzione è come la poesia, non si fa su commissione.
Quando è che avete pensato "siamo sconfitti", Mazzini?
Ascanio Celestini incontra il pubblico venerdì 9 dicembre, alle 17,30, al Teatro Morlacchi.

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