Anche a Perugia continua la protesta contro la riforma dell’università.

Inviato da martina il Mer, 01/12/2010 - 13:18
Anche a Perugia continua la protesta contro la riforma dell’università.

Così come in molte città italiane, anche a Perugia continua in questi giorni la protesta contro la riforma dell’università. Ieri molte persone hanno aderito alla manifestazione contro il ddl Gelmini, che è partita da Piazza Partigiani ed è arrivata fino alla stazione di Fontivegge, dove gli studenti hanno bloccato i binari fino al primo pomeriggio. Combattendo il maltempo la gente ha sfilato cantando slogan a favore della scuola pubblica e del diritto allo studio; alcune persone hanno anche portato in spalla una finta bara che stava a simboleggiare l’omicidio dell’università pubblica.
Ma nonostante le centinaia di proteste e manifestazioni che hanno avuto luogo nelle maggiori città italiane, il ddl Gelmini continua per la sua strada, che ormai sembra già scritta: approvazione. La sinistra anche ieri ha provato a ribadire la proposta di aspettare il 14 dicembre, giorno in cui il Governo dovrà ottenere la fiducia, prima di continuare l'iter per l'approvazione della riforma, ma la richiesta è stata ignorata. Non che ci sia da stupirsi, d'altronde sembra che la sinistra si stia opponendo alla riforma solo per una "proforma", perchè la sinistra lo deve fare, non perchè lo voglia veramente. Si, perchè in vista del 14 dicembre l'opposizione ha forse di meglio da fare: con la possibilità di elezioni anticipate deve pensare a mettere in campo una squadra che non cada ad un minimo accenno di burrasca.....ma che dico burrasca, venticello.Opposizione o no, il fatto certo è che ancora una volta l'università e la scuola italiana sono prese di mira da politici che, magari pensando veramente di migliorare la situazione, in realtà ne segnano la fine, portando ad un livello inimmaginabile la credibilità del nostro Paese.Si, perchè è vero, come sempre si dice, che i giovani sono il futuro dell'Italia, e andando a scalfire la loro istruzione questi non avranno un futuro degno dei loro avi, e l'Italia perderà la sua credibilità. E si pèotrà dire addio al Belpaese che fu di tutti coloro che con il sudore e la fatica contribuirono a farlo diventare uno dei luoghi più culturalmente interessanti del mondo.

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