Todi is a small town in the center of Italy | Recensione

Inviato da Il Comodino die... il Gio, 04/05/2017 - 18:58
Categoria recensione: 
Recensione Spettacolo Teatrale

 

 

a cura di Luana Fusaro

 

 

 

 

Scritto e diretto da Livia FerracchiatiTodi is a small town in the center of Italy” è uno spettacolo teatrale sulla vita a Todi che rispecchia nelle linee essenziali l'intera provincia italiana.

 

 

Caroline, Elisa, Michele e Stella sono quattro normalissimi amici che vivono nella noia e nella ripetitività della piccola città. Insieme i quattro sembrano essere se stessi, si sentono effettivamente liberi e comunicano tra di loro spontaneamente, peccato che questa spontaneità si inceppi a contatto con gli altri.

 

 

Nella rappresentazione emergono elementi contrastanti: da un lato la voglia di scappare da una realtà soffocante, da una cittadina in cui tutti sanno tutto della vita degli altri e sono pronti a giudicare, dall'altro lato il sentimento di appartenenza nei confronti della propria città, di chi vorrebbe restare senza sentirsi soffocato.

 

 

 

La domanda che è stata posta realmente ai cittadini di Todi e che viene riportata a teatro attraverso uno schermo è: “cosa è meglio non fare a Todi?”. Di fronte a questo quesito si nota l'imbarazzo di chi non vuole effettivamente rispondere, sia per non mettere in cattiva luce il proprio paese, sia perché si ha paura di dire le cose come stanno.

 

 

La verità è che il teatro deve far riflettere e questo spettacolo è riuscito nell'intento alla perfezione. In Italia, nel caso specifico nella provincia italiana, teoricamente tutti possono fare ciò che vogliono e questo non dovrebbe essere nemmeno sottolineato in un Paese libero come il nostro. In pratica le cose non stanno in questo modo; troppo spesso infatti, in realtà come queste, essere sinceri spaventa e il giudizio della gente “blocca” l'individuo nella maschera di “buono” e “bravo” cittadino.

Il problema è che i criteri di “buon” cittadino, stabiliti in questi casi, sono molto spesso, se non assurdi, perlomeno discutibili (talvolta è una semplice scollatura, una minigonna o l'atteggiamento leggermente “effemminato” a suscitare lo scandalo e la censura). Di fronte a questa situazione è difficile capire come comportarsi; c'è chi decide di restare e si rassegna a non poter essere completamente se stesso, c'è chi impara a non considerare il giudizio degli altri e c'è chi scappa senza dare troppe spiegazioni. La tematica affrontata è un invito alla riflessione che spinge a trovare la chiave per il progresso e il miglioramento.

 

 

Eccezionale il lavoro fatto con gli attori sulla lingua, inserito benissimo anche il quinto personaggio (il documentarista esterno-interno alla scena). Piccolissima nota negativa sulle luci, che hanno creato un buon effetto sul palco, ma in taluni momenti erano fastidiose per gli spettatori.

 

 

 

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