Il Malato immaginario al Teatro Morlacchi

Inviato da Il Comodino die... il Lun, 04/12/2017 - 22:00
Categoria recensione: 
Recensione Spettacolo Teatrale

 

a cura di Luana Fusaro

 

 

«Sì, è proprio un bipolare, come si direbbe oggi, cioè uno che oscilla tra cupezza e infantilismo, attacchi isterici e capricci. Sostanzialmente un profondo depresso: questa è la sua vera malattia». Gioele Dix

 

 

 

È lo straordinario Gioele Dix a vestire i panni di Argan, protagonista del “ Malato immaginariodi Molière, che arriva al teatro Morlacchi di Perugia sotto la guida della regista Andrée Ruth Shammah (traduzione di Cesare Garboli).

 

Tanto erano alte le aspettative da rispettare per la messa in scena di questo capolavoro, da scoraggiare un po’ tutti in merito alla sua riuscita. Ci si deve invece ricredere, sia grazie alla bravura del protagonista, che riesce a mantenere sempre un certo equilibrio nell’interpretare quello che lui stesso definisce un “bipolare”, sia grazie agli altri attori, in particolare Anna Della Rosa, la serva astuta, che regge, attenendosi perfettamente allo schema classico, l’intero intreccio della storia.

 

La scena si sviluppa tra le pareti della fredda camera da letto del paranoico, infantile ed egocentrico “malato”, che altro non è se non un uomo incapace d’affrontare la vita. A mano a mano si inseriscono gli altri personaggi, inevitabilmente legati e talvolta “incastrati” dalle decisioni di Argan.

 

La scenografia è leggera ed immediata; senza l’ausilio di troppi particolari riesce a dare l’idea della casa di un uomo abbiente. Persino i costumi sono sapientemente scelti per non dare nell’occhio e suggerire un contesto “ospedaliero”, al cui centro si trova la sedia su cui si consuma l’isteria del protagonista. Unica nota negativa,ma doverosa, è l’audio; soprattutto sulla parte di un attore che, per dirla tutta, non riusciva a reggere la frontalità del pubblico e quantomeno senza volerlo, dava spesso le spalle allo spettatore, escludendolo per diversi minuti e accentuando i problemi di audio.

 

Uno spettacolo nel complesso ben riuscito, che fa sorridere e ridere senza mai scendere nel volgare, in cui si inseriscono le paure individuali, i conflitti generazionali e i contrasti patrimoniali.

 

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