Adotta un Classico S.01 Ep.3 - Io venia pien d’angoscia a rimirarti di Michele Mari

Inviato da Adotta un Classico il Lun, 25/01/2021 - 00:00
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Michele Mari è uno scrittore, traduttore, poeta e accademico italiano. La scrittura poliedrica e colta di Mari, in questo romanzo si misura nell’invenzione di un apocrifo leopardiano. 

9 febbraio 1813, il giovane Carlo Orazio preoccupato per suo fratello, insieme alla sorellina Pilla (Paolina), decide di indagare sui comportamenti di Tardegardo.

Il fratello inquieto è l’erudito Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi, cioè il grande poeta.

 

Tardegardo passa moltissime ore nella famosa biblioteca paterna a studiare sugli “errori degli antichi” intervallando i faticosi studi con brevi passeggiate sul suo caro colle con la siepe dell’infinito.

E poi, stranamente, si applica a faticosi esercizi ginnici nelle scuderie del palazzo di famiglia.

Mentre Orazio Carlo trascura gli studi per sorvegliare suo fratello, nel tranquillo borgo natìo di Recanati si parla di un feroce lupo che uccide bestie e anche gli uomini che gli danno la caccia.

 

Ma perché la luna ossessiona tanto l’erudito Tardegardo? 

Perché nessuno in famiglia parla dell’inquietante antenato conte Sigismondo, in odore di licantropia e per questo fu ucciso dall’inquisizione?

 

Giorgio Manganelli ha detto dello scrittore: Mari è un autore prezioso, perché si concede il lusso di scherzare con la letteratura, di piegarla a suo piacimento, di scriverla e riscriverla reinventandola.

 

L’incipit di «Io venia pien d’angoscia a rimirarti» di Michele Mari, Einaudi, è interpretato da Leonardo Minelli, voce de «Il Libro Parlato» progetto del Centro Internazionale del Libro Parlato di Feltre con il quale le BiblioComPg collaborano.

«Prima di stendere la mia scrittura io non so ancora cosa la mia Luna dirà. Né donde trarrà le risposte, ma carta dopo carta, direbbe il padre Dante, io m’inluno, e veggo le cose dal suo punto d’osservazione, e dimentico Tardegardo, e scrivo secondo ella ditta».

 

Io venia pien d’angoscia a rimirarti, Michele Mari

 

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