Zerocalcare: scavare fossati, nutrire coccodrilli.

Inviato da PhonicaNews il Sab, 06/04/2019 - 23:56

di Selena Mariano

 

Per celebrare i 18 anni della carriera del fumettista Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo sono stati rivisitati i momenti più salienti della vita dell’artista, in un incontro moderato da Oscar Giloti.

La prima data che segna la vita, lavorativa e non, di Zerocalcare è il 1998. Lui ha 14 anni, quando Edoardo Massari e Maria Soledad Rosas (attivisti No-TAV) si suicidano in carcere. La sera che Zerocalcare riceve la notizia era ad un concerto dei Chambawamba al Foro Italico, accompagnato dalla madre. Questi episodi lo hanno colpito molto anche perché quella sera la band suonò in formazione ridotta siccome, a loro detta, la cantante aveva subito una frattura alla mascella durante le proteste a causa degli scontri con le forze dell’ordine (storia poi smentita dai Chambawamba stessi). Pochi mesi dopo, a Roma, dove vive Zerocalcare, arriva Abdullah Ocalan, fondatore del PKK, a chiedere asilo politico.

È quello il periodo in cui Zero inizia ad entrare negli ambienti dei centri sociali e della scena punk italiana, e ad avere contatto con la comunità curda in Italia.

Secondo momento importante è il G8 di Genova, con gli episodi della Diaz, di Bolzaneto e dell’omicidio di Carlo Giuliani. Questo periodo è uno spartiacque per Zerocalcare e, anche qui, sia lavorativamente che nella vita privata. Pubblica per Indie Magazine “La nostra storia alla sbarra” (2002-2003), in cui racconta tutti gli episodi che ha vissuto in prima e terza persona a Genova.

Da qui iniziano una serie di collaborazioni: Liberazione, ink4riot.altervista.org, Crack! (festival di fumetto). Scrive poi “La politica non c’entra niente”, in occasione della morte di Davide Cesare Dax e Renato Biagetti.

Accanto a questo percorso politico, autogestito e indipendente, Zerocalcare prova un concorso indetto dalla DC Comics, vincendolo. Ottiene così un contratto lavorativo della durata di un anno che lo impegna a pubblicare sul sito della casa editrice una tavola a settimana, dietro compenso (2008).

Nel 2010 Makkox decide di pubblicare Zero sulla rivista “Il Canemucco” da lui fondata, e che chiuderà poco dopo. Makkox però continua a seguire Zerocalcare e nel 2011 gli propone di pubblicare il suo primo libro. Esce così “La profezia dell’armadillo”, accompagnato dall’apertura di un blog (zerocalcare.it) in cui pubblica una storia inedita ogni (maledetto) lunedì. 

Nel 2012 la Bao ripubblica “La profezia dell’armadillo” a colori e dà alla stampa “Un polpo alla gola”, che su Amazon diventa il libro più venduto. Nel 2013 viene pubblicato “Ogni maledetto lunedì”, raccolta delle tavole pubblicate sul blog, con una storia inedita che fa da collante.

Inizia poi a collaborare con Internazionale, Wired, Best Movies. Nel 2014 esce “Dimentica il mio nome”, nel 2016 “Kobane Calling”, che nasce dal racconto della comunità curda con cui Zerocalcare aveva ancora contatti, dalle discussioni nei centri sociali e dal viaggio compiuto tra Turchia, Iraq e Siria per raccontare la rivoluzione curda.

Poi, nel 2018, pubblica “Questa non è una partita a bocce” per L’Espresso. Sono 14 tavole scritte dell’obiettivo di stilare un vademecum per i giornalisti per rendere più “igienico” (queste le parole dell’autore” il dibattito politico.

 

Il tutto è stato accompagnato da aneddoti divertenti, che potrete ascoltare guardando il video dell’intero incontro su festivaldelgiornalismo.com.

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