Giornalismo partecipativo, «guardare avanti, scavare nelle storie»

Inviato da Radiophonica il Lun, 20/04/2015 - 13:37
Giornalismo partecipativo, «guardare avanti, scavare nelle storie»

L'utente che fornisce contributi e il giornalista che li approfondisce sono solo alcune delle reti relazionali dietro allo slogan dell'International Journalism Festival 2015: “everybody learning from everybody else”, tutti possono imparare da tutti.

 

Attivismo e giornalismo partecipativo sono stati, infatti, i temi dell'incontro Ambiente: giornalismo partecipativo alla ribalta. «Il documentario è un esempio di giornalismo partecipativo, il prodotto finale realizzato grazie alle competenze e al contributo degli attivisti»: Stefano Valentino, ha aperto così la panel discussion, definendo subito cosa è Mobile Reporter, di cui è fondatore. È una piattaforma che invita i lettori a fornire contributi, a «ispirare il lavoro dei giornalisti». Permette a chiunque di segnalare del materiale, proporre progetti di qualsiasi tematica. «Mobile Reporter è una fucina relazionale»: l'utente segnala, il giornalista verifica le fonti, approfondisce, realizza un'inchiesta.

 

«Il documentario è un prototipo di giornalismo attivista», Chiara Bellini, è intervenuta con una seconda definizione di documentario. Co-fondatrice di Ecosin, il blog d'informazione indipendente sul territorio e l'ambiente, Chiara Bellini ha spiegato che per realizzare servizio giornalistico facilmente fruibile, la cui base sia la collaborazione tra attivisti e giornalisti, «si racconta la storia di un sito di interesse nazionale, la situazione sanitaria in loco». La Valle del Sacco, il fiume tra Roma e Frosinone, è un esempio di sito di interesse nazionale la cui contaminazione è stata resa nota da attivisti e giornalisti. «Se non le trasmettiamo noi attivisti in un quadro unitario complessivo, le informazioni vengono perse». Alberto Valleriani, presidente di ReTuVaSa, la piattaforma per la tutela della Valle del Sacco, si è concentrato sul ruolo dell'utente/attivista: «bisogna inquadrare tutto in modo unitario, trovare la giusta struttura per essere acquisitori di informazioni».

 

E di informazione parla anche Daniela Patrucco, portavoce del Comitato SpeziaViaDalCarbone, citando la giornalista Giuseppina Ciuffreda: l'informazione sulle questioni e sulle politiche ambientali è quella più difficoltosa a realizzarsi ormai da moltissimi anni, nonostante l'evidenza dei danni che l'attuale modello di sviluppo e di politiche industriali ha causato ovunque nel mondo. La difficoltà nel realizzare l'informazione da un lato, l'urgenza di scrivere quello che si sta scoprendo, quello che si sta vivendo, dall'altro. È questa «l'esperienza che richiama i lettori in una dimensione diversa da quella del giornalismo tradizionale», ha detto Marco Fratoddi, direttore de La Nuova Ecologia, intervenuto durante l'incontro.

 

Trasformare l'emergenza ambientale in un fatto giornalistico, essere giornalisti «dall'interno»: è questo il giornalismo partecipativo. Ed è una forma di giornalismo «che guarda avanti, che scava nelle storie».

 

 

Barbara Oliveri

 

 

 

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