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Alle 11:00 di ieri 24 aprile, presso il teatro Pavone, ha avuto luogo la conferenza "Vaticano S.p.a." che ha visto la partecipazione dell’autore del libro omonimo, Gianluigi Nuzzi, inviato di “Panorama” e collaboratore del “Corriere della Sera”, insieme a Giacomo Galeazzi, corrispondente in Vaticano per “La Stampa”, Rossend Domenech, corrispondente a Roma per “El Periodico” e Willan Philip, scrittore e giornalista, impegnato nell’indagine dei rapporti tra il Banco Ambrosiano e la banca vaticana.
Così quello che sarebbe dovuto essere un serio dibattito dai contenuti storico-giornalistici si è rivelato una passerella pubblicitaria per i presenti e le loro personali esperienze. L'assenza del prof.re Vittorio Vidotto, sostituito dallo storico X è stata quanto mai decisiva per fare calare la noia e riempire di vuoto le menti dei presenti. Nulla da dire contro i relatori che si son trovati di fronte due giovani speaker quanto mai orgogliosi del loro ruolo, ma incapaci di portare sulla retta via i contenuti del dibattito.
L'incontro “Politica e televisione. La lunga anomalia italiana”, l'ennesimo ruotante intorno al rapporto tra politica e televisione, è sembrato particolarmente fuori fuoco, lontano dall'obiettivo che ci si poteva aspettare da questo incontro.
In compagnia di alcuni corrispondenti di importanti testate giornalistiche a Bruxelles, si discute delle falle democratiche del sistema europeo, sempre più distante da un processo di integrazione maturo.
Da un incontro con Erik Gandini – regista del famigerato documentario Videocracy – e Tommaso Tessarolo, GM di Current Italia t'aspetti un dibattito, analitico e approfondito, sul regime imperante da quasi un trentennio in Italia: la videocrazia. Una volta uscito dal Teatro Pavone, l'aspettativa rimane purtroppo solo tale, perchè l'incontro “Videocracy. Basta apparire” in programma la mattina del 24 aprile a Perugia è stato fortemente deludente.
Ci sono numeri che ingannano. Ci sono numeri che si spacciano per veritieri. Ci sono numeri come il fantomatico 60% del Presidente del Consiglio che, in realtà, risultano gonfiati di circa 45 punti percentuali. Tutto ciò accade in maniera molto semplice. Basta non esplicitare al pubblico alcuni parametri “sottintesi”, quali le persone considerate nel sondaggio, ad esempio, o anche gli astenuti, coloro che non sapevano o non volevano rispondere, e, fondamentale, il margine di errore. Un 3% che può sembrare una cifra irrisoria, può trasformarsi in un dato decisivo. Dunque, badiamo bene ai sondaggi, alle percentuali, ai numeri.
Il luogo: la quarta edizione del Festival del giornalismo.
Il pretesto: parlare del carattere degli italiani.
I protagonisti: Vittorio Zucconi, Michele Serra, Massimo Gramellini.
Confesso. Ieri sera ho fatto l'italiano. L'unica mia, parziale, scusante l'aver sfruttato le falle del sistema organizzativo del grande evento del venerdì sera. Il primo dei tre a potenziale grosso richiamo di queste giornate “giornalistiche”. Al teatro Morlacchi sono sbarcati in massa i padri del progetto “Fatto quotidiano”, primo fra tutti Marco Travaglio, che smuove le masse meglio di una rockstar. Per chi non conosce Perugia l'entrata del teatro si trova su una via stretta, aperta al traffico con due sbocchi, su una piazza da un lato e su un intrico di altre vie. La maggior parte delle persone proviene dalla piazza.
In Russia dal 2000 al 2009 sono stati uccisi 19 giornalisti e si calcola che dal post guerra fredda ne siano stati uccisi circa 70. Di questi, 5 scrivevano sulla Novaja Gazeta, il giornale dove scriveva anche Anna Politkovskaja, uccisa con cinque colpi di pistola davanti casa sua il 7 ottobre del 2006. “Il giornalismo in Russia è diventata una vera e propria guerra, dato che i caduti sul campo sono molti e il numero, purtroppo, è destinato a salire”, afferma il vicedirettore del giornale Vitaly Yaroshevski durante la gremita conferenza sulla vita del giornalismo russo che si è svolta all' Hotel Brufani.