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Sono intervenuti alla Panel discussion Angelo Agostini, direttore di problemi dell’Informazione, Ugo Barbàra, dell’Agenzia giornalistica Italia e fondatore di To report, Marcella Cardini, direttore del Centro di documentazione giornalistica e Lella Mazzoli, dell’Università di Urbino. La discussione avrebbe fdovuto toccare il tema della qualità e della natura della formazione nella professione giornalistica, sulla necessità di sottoporla a riforma in seguito ai grossi cambiamenti intervenuti con la diffusione dell’informazione online.
Il settore dei grandi media versa oggi in un una condizione di crisi strutturale, i vecchi modelli di giornalismo sono viepiù sorpassati dagli effetti delle grandi innovazioni tecnologiche, che allargano le frontiere del fare informazione. Nei mesi passati in Italia si sono verificati numerosi licenziamenti nel settore della carta stampata, anche se si sono rivelati di portata ancora più rilevanti quelli verificatisi nello stesso settore in altri paesi, tra cui l’America. Si tratta di una crisi economica, che ha forti ripercussioni soprattutto sul modo dell’editoria in generale.
Toni più dimessi e dibattito che non riesce a spiccare il volo (almeno dal punto di vista di chi scrive) per il terzo incontro del ciclo “Donne media e potere”, che ha avuto luogo oggi 23 aprile alle ore 16:30 presso il Palazzo della Regione. La piccola Sala della Partecipazione è stracolma, sembra non contenere tutti, eppure, ben prima della fine dell’incontro, le sedie si liberano e l’attenzione cala. Nonostante ciò, la partecipazione del pubblico, quello rimasto, è forte e decisa, molto di più rispetto ai giorni precedenti quando ad esso non è stata data voce.
Il convegno sul giornalismo investigativo che si è svolto alla Sala delle Colonne ha visto come protagonisti tre dei più importanti (e rari) giornalisti italiani che si occupano di inchieste. Erano infatti presenti in sala Lirio Abbate e Emanuele Fittipaldi de L'Espresso e Carlo Bonini de La Repubblica. I giornalisti hanno iniziato il dibattito chiarendo il concetto di giornalismo d'inchiesta: è un tipo di giornalismo che si pone come modello di controinformazione, è un meccanismo con il quale si rivela ciò che è ignoto all'opinione pubblica e i meccanismi che stanno dietro a fatti già noti.
Perugia, 22 aprile 2010, Centro Servizi G. Alessi - Oliviero Bergamini, inviato speciale della Redazione Esteri del Tg3, Gianluca Ales, di SkyTg24 e il generale B. Massimo Fogari, capo dell'Ufficio Pubblica Informazione dello Stato Maggiore della Difesa, spiegano il giornalismo di guerra in Italia. Introduce e media il dibattito Dario Moricone, giornalista Rai, dell'Associazione Scuola di Giornalismo di Perugia.
Il giornalismo di precisione è l’utilizzo di metodi di ricerca per far sì che i numeri riportati sui giornali siano veritieri, e per evitare di doversi gestire nelle dispute fra istituzioni e organizzatori, o anche fra maggioranze e opposizioni. Philip Meyer, professore emeritus dell’Università del North Carolina, ha scritto un libro a proposito, avendo inventato il concetto di precisione nel giornalismo. “Come America deriva da Amerigo Vespucci, che non l’ha scoperta ma ne ha scritto, così ho capito che per avere la paternità della scoperta dovevo scriverne”, afferma.
Ieri sera una Sala dei Notari gremita ha ospitato il documentario di Cult dedicato alla giornalista russa uccisa 3 anni fa in circostanze tuttora da chiarire. Cult, il canale satellitare del gruppo Fox dedicato ai documentari, alle serie tv più di nicchia, è presente a questa quarta edizione del Festival del giornalismo con una serie di documentari dal titolo “Dannati Giornalisti” all'interno del quale è stato presentato quello dedicato alla questione cecena e alla morte della giornalista russa.
Uno “spettacolo” intenso, spietato, mai retorico, quello realizzato da Fabrizio Gatti e Gualtiero Bertelli, in scena ieri sera al Pavone alle 21:00.
Quello del giornalismo universitario è sicuramente uno dei temi che più direttamente riguardano questo giornale e i suoi collaboratori. Per questo sono andata con un certo entusiasmo al laboratorio tenutosi alla Sala Lippi, dove erano presenti alcuni dei più significativi esponenti dei media universitari. Per essere più precisi ecco i loro nomi: Jessica Cammarago di L'UniversitArea, Nicola Cappelli di Orizzonte Universitario, Roberto Chibbaro di Unimagazine, Gioia Lovison di RadUni e Romeo Perrotta di Ustation.
Al Festival del giornalismo si parla di ambiente e della comunicazione sulle tematiche ambientali con alcuni giornalisti italiani e non che trattano di questi temi e cercano allo stesso tempo di proporre nuovi metodi di comunicare in modo semplice ed efficace queste problematiche e le eventuali soluzioni. Opinioni contrastanti sul tema e sui metodi di comunicazione.