Adesso On Air
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Avete presente quella sensazione di turbamento/compiacimento/euforia/ma che cazz?? che ti capita quando vedi per la prima volta lo spezzone di “The Mask” dove il verde-giallo Jim Carrey si diletta in una “sexy danza incantatrice di poliziotti” facendosi chiamare Cuban Pete?
“Uh ciciribù, ciciribù, ciciribù”
Ecco, la sensazione che ho provato ascoltando i “Da hand in the middle” al Concerto del Primo Maggio di Perugia è stata proprio questa. Sorprendente, stupenda, autentica meraviglia ironica.
Cosa dire di questo nuovo capitolo dell'avventura de 'Il Genio'?
Il primo disco era salito agli onori della cronaca grazie anche a
“Il discorso del re” film attualmente in programmazione nel piccolo, grazioso e retrò Cinematografo comunale sant'angelo di Perugia, fa l'en plein.
Domenica 2 Febbraio si registrano 280 presenze nel piccolo, grazioso e retrò cinematografo di Corso Garibaldi.
Dodici candidature all'Oscar.
Sette ai Golden Globe.
Per degli interpreti favolosi ed una storia insolitamente vivida, piena, commovente, emozionante e sagace. Insolitamente perchè sembra oltremodo esagerato attribuire tale slanci alla storia di un balbuziente. Di un re balbuziunte.
Capita di ascoltare un po' di tutto in questo "dancehall del Valhalla": power-pop, indie, post-punk, post-rock. Evidentemente Odino ed i suoi accoliti (nella mitologia nordica, il Valhalla è uno dei palazzi di Asgard, il regno degli dèi, residenza di coloro che sono morti valorosamente in battaglia) hanno gusti stravaganti ed amano i contrasti. Scherzi a parte, questa quinta fatica dei British Sea Power è un caleidoscopio di sonorità diverse, eterogenee.
Si può tenere lo spettatore seduto un'ora e mezza davanti a una pellicola in cui non succede praticamente nulla? Si può se a dirigere i fili di quella pellicola c'è Woody Allen, di ritorno a Londra (ma con finanziamenti nuovamente spagnoli) dopo l'amata NewYork del divertente Basta che funzioni dello scorso anno.
Il 27 novembre all'Urban Music Club di Sant'Andrea delle Fratte, lo spettacolo è da religioso silenzio. I Massimo Volume riempiono la scena. Bastano le loro parole, i testi del nuovo album "Le Cattive Abitudini" a far sì che tutte le altre divenissero inutili. Ed è lo stesso Emidio Clementi a placare il pubblico, cercando la calma necessaria perchè il suo messaggio arrivi. I Massimo Volume sono un gruppo degli anni '80, scioltosi nel 2002 e, grazie a Dio riunitosi nel 2008. Ed è per questo che fra il pubblico si scorgono persone delle più varie età.
“ILTEATRO DEGLI ORRORI ha un' ambizione più grande. Un quartetto rock bello classico, con una gran voglia di suonare della musica potente ma intrigante, violenta ma dai contenuti romantici, ignorante ma colta, un occhio ai Melvins ed uno a Dylan, un po' Birthday Party e un po' progressive.
Vi sembra poco? O è forse troppo? Ascoltare per credere.”
Noi li abbiamo ascoltati il 17 Novembre al Circolo degli artisti (Roma).
Ed è tutto vero.
La band dell'anno, osannata da critica e pubblico, è il Teatro degli Orrori.
Prendete un dj innamorato dell'hip hop della costa Est e dategli carta bianca sulle produzioni, sugli scratch, sui synth, i campionamenti, sul funk, sui rullanti e le casse. Aggiungete una crew al completo che risponde al nome di Personaggi scomodi fornendoli di taccuino, penna e microfono. Aggiustate con l'etichetta indipendete MoodMorning e il gioco è fatto.
Quasi trent'anni di concerti e non sentirli. Gli Africa Unite, storica formazione reggae italiana nativa di Pinerolo, Torino, hanno aperto sabato scorso la stagione "invernale" dell'Urban. E, come è ovvio, via con la danza collettiva sulle note in levare di quella "sporca dozzina" che compone Rootz, l'ultima fatica della band.
Una Amy Winehouse dei poveri?
No, molto di più.
Star qui a paragonare un artista emergente come Maria Chiara Fraschetta (aka Nina Zilli) con una consolidata seppur decaduta stella della musica soul/pop mondiale non è mio compito.
Certo è che nell'impatto visivo, con questo stile da pin-up anni '50, acconciature cotonate e rossetti rosso fuoco, è difficile non cadere nella tentazione di accumunarle sotto uno stesso disegno commerciale costruito a tavolino.