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Il disco d'esordio dei Cardiophobia è un disco originale, articolato, azzeccato, che si lascia ascoltare in un fiato solo e loro sono una band che esplora e traccia nuovi sentieri musicali, vie della seta ancora da scoprire. Se il panorama discografico italiano si impegnasse a valorizzarli, potrebbero addirittura arrivare a rilanciare nuove mode, nuove tendenze, nuovi miti nel mondo del rock, perchè il talento proprio non gli manca.
"La convinzione di avere un cuore ammalato". Questo è ciò che recita la copertina dell'album Cardiophobia. dell'omonima band di Rimini. Aggiungerei: la convinzione di avere un buon disco tra le mani. Composto da dieci piacevoli tracce, questo lavoro d'esordio risulta già abbastanza maturo, interessante e furbo al punto giusto. Furbo perchè ammicca alle sonorità alternative-rock in voga in questo periodo, ma senza scopiazzare; freschezza e luminosità amalgamano le tracce, dando un senso unico e, se vogliamo, originale, all'intero disco.
I Cardiophobia sono un quartetto romagnolo che fa di un un pop rock romantico e seducente la propria arma vincente. Un sound debitore delle grandi stagioni del rock italiano, in grado di flirtare con elementi che partono dalla new wave e si incastrano in un meccanismo sonoro incentrato su arrangiamenti mai banali e sempre ricercati. Il cantanto ma soprattutto le liriche di Giulio Zannini, visionarie a intermittenza, esplodono nell'incipit ferrettiano di "Niente di Speciale", con le chitarre a fare il verso del Giorgio Canali di "Tabula Rasa" e la sezione ritmica essenziale e possente.
A Rimini, a meno che tu ci viva, la necessità è di resistere ai cliché che provengono dal passato. Discoteche, mare, film trash anni 90 e vita mondana. Ma c'è una Rimini che fatica ad uscire fuori, sommersa nei luoghi comuni. Così ti capita di andare ad un evento benefico e trovarti davanti a quattro ragazzi che offrono una loro performance per la causa della serata.
Avete presente il powerpop? Beh, i Radio Days ne sono l'incarnazione contemporanea. La cosa più assurda del gruppo formato da Dario Persi, Omar Assadi, Mattia Baretta e Paco Orsi è proprio il fatto di essere italiani. I suoni di C'est la vie, infatti, a tutti i luoghi del mondo potrebbero far pensare tranne che al Bel Paese. Eppure è proprio così. Orecchiabili, semplici, privi di fronzoli, i Radio Days si impongono nel panorama italiano e volano all'estero, dove trovano terreno molto più fertile.
Domenica 24 luglio si è chiusa una strepitosa edizione del festival Rockin Umbria: un festival che ha saputo nella sua ormai lunga e gloriosa storia (siamo giunti alla 21esima edizione) proporre un cartellone unico nel suo genere per una regione come l'Umbria e aprirla alle correnti più diverse e importanti della scena rock internazionale.
E i Verdena sono sempre i Verdena. C'è poco da fare. Quello che è stato definito il gruppo più importante del rock italiano, lo è davvero. Dieci euro sono un prezzo davvero fin troppo basso per uno spettacolo completo e maturo come quello degli ex grungettoni bergamaschi. Sono cambiati da "Requiem", erano già cambiati da "Il suicidio del Samurai" e così a risalire per tutta la loro discografia. Si evolvono i Verdena. E anche nei loro live è chiara la crescita.
Incantevole “Notte Bianca” di Montecatini con la San Jose Youth Symphony.
Esibizione straordinaria dell’orchestra di giovani talenti diretta dal maestro Yair Samet.
Montecatini - Notte bianca entusiasmante e di altissima qualità musicale quella organizzata dal comune di Montecatini che mercoledì 29 giugno ha regalato lo spettacolo della San Jose Youth Symphony diretta dal maestro Yair Samet.
Domenica 19 giugno ai Giardini del Frontone, si è concluso il PG City Festival. Per concludere in bellezza, dopo le prime due giornate con Mannarino e i Sud Sound System, torna la Puglia sul palco di Borgobello grazie ai Leitmotiv.