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Che delizia, che stupore, che piacevole opera d'arte questo spettacolo! Si riscopre il piacere dell'emozione autentica, della bellezza tanto prorompente quanto assente, del mistero delle atmosfere evocate, dei suoni che vanno a scavare nel profondo della nostra identità e ci fanno sentire l'Africa.
Uno spettacolo sullo scontro-incontro tra due uomini, due vite diametralmente opposte a causa di un incidente in moto, in cui i ruoli finiscono per mischiarsi: dal confronto emergono i tanti vizi e le contraddizioni di una generazione ingabbiata nei suoi stessi vincoli. Tra risate e riflessioni i 70 minuti di questo spettacolo sembrano volare. Merito di una scrittura fluida, estremaente scorrevole, che inserisce al punto giusto gli sketch tra i due protagonisti. Cosa dire poi degli interpreti?
"Taking parts" é il titolo originale dello spettacolo di Ronald Harwood arrivato sulle scene del Morlacchi con il più metaforico titolo "La torre d'Avorio", nella traduzione italiana di Masolino D'Amico. Protagonista Luca Zingaretti nelle vesti di una sorta di "commissario" che ben poco ha a che fare con il camilleriano Montalbano. Siamo nella Berlino dell'epoca del processo di Norimberga, dunque al tramonto del delirio nazista: periodo particolarmente critico dal momento che il controllo delle forze alleate vuole epurare la Germania dall'orrore hitleriano.
"Gli spettacoli sono come i figli: uno li fa sperando che vengano su bene". E questo spettacolo di certo sta crescendo bene, arrivato già alla maturità della 300ª replica e pronto al matrimonio con il cinema.
"Le parole sono mondi". È stato calcolato che in media un discorso standard contiene circa 150-170 parole al minuto. Immaginate ora uno spettacolo della durata di circa tre ore, e fate un po' il calcolo di quanti "mondi" esso possa contenere. Semplice metafora, ma efficace, per introdurre il pluripremiato spettacolo "The History Boys", vera miniera di temi, spunti, citazioni e provocazioni.
Misfits.
Molti di voi lo conosceranno/lo guardano/hanno visto almeno 5 minuti su Rai4.
Beh, io ho amato follemente le prime 2 stagioni di quello che era una piccola perla, stagione breve (6-8 episodi), trama avvincente e personaggi divertenti.
Almeno per quanto riguarda le prime due stagione.
La terza, calava un pò la qualità, anche a causa secondo qualcuno della sostituzione di Nathan con Rudy.
Re Lear di placido incontra l'oggi e gli strizza l'occhio, senza stonature e senza denaturare il testo Shakespeariano, esaltandone l'originale modernità. Una scena aperta, una corona rovesciata, e gli attori che, come fossero in prova, si vestono in scena, assistono dal fondo del palcoscenico aspettando il proprio turno. Nessun fondale nero, nessuna quinta: quasi a rammentare allo spettatore, tramite la presenza non celata del muro bianco di fondo, l'immanenza della storia raccontata.
"Una faccia, una razza" dice una canzone dell'ultimo album del cantautore irpino inqualificabile. Lo spettacolo di Vinicio Capossela è molto più di un concerto: è una festa di paese, è poesia e parole in libertà, folk, cappelli e colori, gilet di capra e maschere da Minotauro, baffi finti e spalliere da palestra.
È un teatro giovane a tutti i livelli quello in scena al Morlacchi in questi giorni: giovani gli attori, giovane il regista ma soprattutto giovane il drammaturgo. La compagnia degli Ipocriti (Claudio Santamaria, Filippo Nigro, Massimo De Santis e Azzurra Antonacci), sotto la direzione di Juan Diego Puerta Lopez, ha allestito per la prima volta in Italia il testo di un astro emergente della scrittura teatrale inglese e mondiale: Martin McDonagh, classe 1970, considerato il più grande drammaturgo inglese vivente.
A via Cortonese esiste una piccola realtà che contribuisce a promuovere l'attività culturale della città e a dare un palcoscenico anche a chi vuole farsi conoscere ma non può disporre dei grandi spazi tradizionali del capoluogo umbro dedicati al teatro. Parliamo del Teatro dell'Equilibrio, una sala rettangolare che a prima vista sembrerebbe più che altro un auditorium... Ma non appena calano le luci e si apre il sipario si rivela perfetta cassa di risonanza della magia teatrale.