Adotta un Classico S.01 Ep.19 - Le lettere a Lucilio di Lucio Anneo Seneca

Inviato da Adotta un Classico il Lun, 17/05/2021 - 07:00
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Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65 d.C.) nasce a Cordova, e si trasferisce presto a Roma dove studia retorica e filosofia. Inizia una brillante carriera forense durante il principato di Tiberio. Rischia la vita con Caligola, perché troppo vicino a Germanico. A causa di una congiura di palazzo, l'imperatore Claudio lo esilia per 8 anni in Corsica. 

 

Richiamato a Roma da Agrippina madre di Nerone come maestro e consigliere del giovane principe con Afranio Burro. Dopo la morte di Burro anche Seneca cade in disgrazia e si ritira a vita privata per evitare la morte, ma inutilmente, perché è accusato di cospirazione contro l'imperatore e viene costretto al suicidio.

 

«Le lettere morali a Lucilio» sono la raccolta di 124 lettere in 20 libri che Seneca manda all'amico Lucilio scrivendogli come maestro che si rivolge ad un caro discepolo. Seneca sprona l'amico con il motto: recede in te ipsum ossia ritirati in te stesso, come invito a dedicarsi alla filosofia e soprattutto lo invita ad avere "cura dell'anima". 

 

Quando un principe accentra nelle sue mani tutto il potere ponendosi sopra la legge, egli scrive, l'unica libertà che resta è un suicidio eroico come Catone oppure il rifugiarsi nell'interiorità. 

 

L'animo si ritira in sé stesso quando fuori prevale il regno della fortuna, quando veniamo travolti dal vortice delle cose (turbo rerum). Nei tempi difficili l'unico bene inalienabile che ci resta è il possesso dell'anima: solo l'interiorità è un possesso stabile. 

 

Egli afferma che tre sono i mali che temiamo maggiormente cioè: la miseria, le malattie e la persecuzione dei potenti. Ma, senza dubbio, l'ultimo è il più temibile di tutti. 

 

Del male più temibile egli poteva ben dire, perché con Caligola che tentò di mandarlo a morte ebbe scampo, in quanto lo credettero in punto di morte. Con Claudio che lo condannò a 8 anni di esilio in Corsica, ebbe salva la vita. Ma, nulla egli poté contro Nerone che lo condannò a morte.

 

Nelle lettere Seneca affronta temi sempre attuali quali: la personale ricerca del bene e della libertà interiore, il primato della coscienza umana (ossia la capacità di discernere tra bene e male), il rapporto con il dio racchiuso in ogni uomo, e l'affermazione della dignità umana che lo porta a scagliarsi contro la schiavitù, la guerra ed i combattimenti dei gladiatori. 

 

E su tutti prevale e domina l'invito a fare buon uso del tempo che ci resta da vivere. L'invito è ribadito nel monito "riprenditi te stesso" poiché la vita umana è molto breve. 

 

Abbiamo la necessità di usare bene il nostro tempo, e abbiamo urgenza di conquistare la virtù per vivere appagati. Seneca riflette e trasmette un messaggio che aspira alla crescita morale di tutta l'umanità e non solo alla morale dell'amico Lucilio.

 

 

L'incipit è interpretato da Sandra Fuccelli, bibliotecaria a San Matteo degli Armeni e voce de «Il Libro Parlato» progetto del Centro Internazionale del Libro Parlato di Feltre con il quale le BiblioComPg collaborano.

 

«Mi sono allontanato non tanto dagli uomini quanto piuttosto dalle cose, 

e soprattutto dai miei affari: mi occupo degli affari dei posteri. 

Scrivo cose che possano loro giovare; affido agli scritti consigli salutari, 

come se fossero ricette di medicine utili; ne ho sperimentato l'efficacia sulle mie ferite, 

che, pur non essendo completamente guarite, tuttavia hanno cessato di estendersi.» 

 

Lettere morali a Lucilio. Epistola 8,2. Lucio Anneo Seneca

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