Richiesta di asilo politico per Avni Er: in Turchia rischia la tortura

Inviato da Lucina il Ven, 19/03/2010 - 15:17
Richiesta di asilo politico per Avni Er: in Turchia rischia la tortura

Avni Er, un cittadino turco che ha scontato in Italia sei anni di prigione per associazione sovversiva, è ora nelle mani del CIE (Centro identificazione ed espulsione) di Bari Palese. Ora la Commissione Territoriale dovrà decidere sulla sua richiesta di asilo politico o protezione umanitaria, altrimenti rischia di essere estradato in Turchia e di finire torturato o sottoposto a maltrattamenti degradanti in un carcere turco, è quanto denunciano alcune istituzioni umanitarie internazionali.
Avni Er , mentre stava scontando la sua pena in Italia, era stato raggiunto da due provvedimenti giudiziari emessi dalla magistratura turca per lo stesso reato per cui stava già scontando la pena in Italia, ridotta di oltre un anno, tra l'altro, per buona condotta. Sia la Corte d'Appello di Sassari che la Corte di Strasburgo per i diritti umani hanno respinto l'istanza dei giudici di Ankara perchè un cittadino non può essere processato due volte per lo stesso reato.
Attorno al suo caso si stanno mobilitando molte associazioni per la tutela dei diritti umani, ma anche assessori e consiglieri della Regione Puglia e numerosi cittadini.
Nel sua collaborazione con la rivista turca Ekmek Ve Adalet (Fare Giustizia), Avny Er si è sempre battuto contro il mancato rispetto dei diritti umani in Turchia, conducendo una tenace azione di controinformazione.
Da 17 anni in Italia, Avny Er ha frequentato esponenti del THKC, il partito rivoluzionario di liberazione del popolo, formazione di estrema sinistra alla quale aderiscono numerosi studenti, intellettuali, giornalisti turchi. All'indomani dell'11 settembre anche questa organizzazione è finita nella lista nera dei gruppi terroristici più pericolosi. Er è stato arrestato il 1 aprile 2004 nel corso di una maxi operazione in tutta Europa contro appartenenti al THKC e simpatizzanti.
Le Associazioni che sostengono la sua causa attendono ora la decisione della Commissione Territoriale di Bari sulla sua richiesta di protezione umanitaria, una decisione che, si spera, tenga conto dei pronunciamenti di autorevoli organismi internazionali come Human Right Watch, Amnesty International, la Commissione ONU per i diritti umani e il Comitato Europeo per la prevenzione della tortura, essendoci in Turchia il fondato timore che si pratichino, in carcere, gravi violazioni dei diritti umani e pratiche disumane.

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