Recensione album: The Mexican Dress

Inviato da Fabio Colosimo il Gio, 11/09/2014 - 13:27
Categoria recensione: 
Recensione Disco
Disco
Titolo disco: 
The Mexican Dress
Nome Artista: 
Veronica & Red Wine Serenaders
Genere disco recensito: 
swing-blues-folk
Recensione album: The Mexican Dress

recensione a cura di Fabio Colosimo

"The Mexican Dress"

 

2014. Siamo in Giugno. Ultima decade. Esattamente il 23 del mese. Estate appena cominciata, anche se nessuno lo nota. Un giorno qualsiasi per molti ma non quando si viene a sapere che è uscito l'ultimo lavoro artistico di Veronica Sbergia, il quinto per esattezza, questa volta sotto forma di Veronica & The Red Wine Serenaders. "The Mexican Dress"

Quattordici pezzi più una lost track. Alcuni pezzi sono pescati dalla tradizione americana; altri sono del tutto inediti, opera della musicista lombarda e del suo compagno Max De Bernardi, con la collaborazione più che proficua di Denny Hall, frontman della band statunitense The Nite Café, noto anche ai più come "The Mean Judge".

Circa cinquantadue minuti complessivi di durata.

Mettiamo qualche punto fisso. Per i distratti vorrei ricordare che l'album è stato realizzato da artisti italiani particolarmente apprezzati e considerati non solo nel Bel paese ma soprattutto all'estero. Parlo soprattutto degli States oltre che del Vecchio Continente.

Se ci fosse una macchina del tempo della musica, sicuramente dovreste chiedere le chiavi a loro se vi va di tuffarvi nelle atmosfere della tradizione folk, blues, jazz, del ragtime fino ad arrivare allo swing col sano appetito di un passato che sa diventare fantasticamente presente ed attuale.

Altro punto da mettere sul banco. Quest'album rappresenta la prima occasione, indubbiamente felice, in cui Veronica Sbergia e gli altri componenti della band si cimentano nel mondo dell'inedito con brani propri ed originali.

E qui altro tassello da aggiungere. E' estremamente interessante cercare di distinguere, nel susseguirsi delle atmosfere sonore proposte, i brani autentici dalle cover e tributi ad altre bands. Esiste una spiegazione semplice: l'esperienza, la formazione, il "duende", direbbe García Lorca, della band italiana verso la tradizione musicale dei primi decenni del '900 non mostra cedimenti. Veronica & The Red Wine Serenaders sanno il fatto loro.

Brani freschi, naturali, di notevole fattura, spontaneità e ricchezza strumentale come la title-track, pezzo originale da dove è già possibile cominciare a gustare suggestioni e ricordi musicali di altri tempi.

Originalità e freschezza non fanno rima, ed è cosa buona e giusta, con la semplicità esecutiva.

Il range strumentale utilizzato è amplissimo: si oscilla dal mandolino al clarinetto. Sono stati usati ukulele, banjo, contrabbasso fino alla cornamusa irlandese. Non me ne vogliano gli amici di Glasgow o i divoratori di Braveheart, ma la cornamusa irlandese spicca sulle altre per dolcezza sonora ed una maggiore estensione di scala, oltre a consentire, insieme alla melodia, l'esecuzione di semplici accordi ed un accompagnamento ritmico.

E' sufficiente concentrarsi sulla sesta traccia, la dolce e romantica ballad Curse The Day, pezzo inedito di netto sapore irish, composto da Denny Hall. 

Anche il Gospel trova spazio in questo album col nono brano Paul And Silas, esempio didascalico di quanto funzioni senza sbavature il mix vocale di Veronica Sbergia e Max De Bernardi. Gli amanti del clarinetto possono prendersi le loro soddisfazioni assaggiando le potenzialità dello strumento col pezzo di marca ragtime Who’s That Knocking On My Door 

Concentriamoci su un elemento di non poco valore.

La realizzazione di "The Mexican Dress" è stata possibile grazie al contributo economico dei fan attraverso Musicraiser.com, tanto da consentire al gruppo italiano di registrare una parte di questo lavoro artistico anche sull'altra sponda dell'Oceano Atlantico.

Tutto, sempre e comunque, dal vivo.

"The Mexican Dress" è stato registrato in parte negli States presso i Pacific Studios di Tacoma, Seattle da Mark Simmons, e in parte in Italia presso gli studi SuonoVivo, da Dario Raveli, responsabile anche del mixaggio finale. Dovrei contenere la mia vena aggettivante ma, va assolutamente detto, il duo Veronica Sbergia - Max De Bernardi è davvero un esempio vivissimo di virtuosismo da manuale.

La voce di lei e la tecnica chitarristica di lui.

Non si tratta solo di bravura o di perfezionismo asettico ed estetizzante.

Max De Bernardi ci mette l'anima e la voce di Veronica Sbergia ha un'estensione espressiva notevolissima, che sa toccare nel profondo lo spirito dell'ascoltatore, senza mai cedimenti, indipendentemente dal genere musicale evocato.

"The Mexican Dress", come spiega ampiamente il titolo, è un abito.

Come ogni abito può essere fatto dei più variegati tessuti. E, lasciando da parte le metafore sartoriali, così è nella successione dei pezzi e dei generi musicali evocati. L'impostazione è chiaramente blues ma il gruppo italiano ha intima dimestichezza con lo spirito swing profumato di jazz della title-track, col blues semplice di The Weed Smoker’s Dream, pezzo anticipatore della più popolare Why don’t you do right”, interpretata nel 1936 dagli Harlem Hamphats di Tom Dorsey) e Dope Head Blues (Victoria Spivey).

La passione per la tradizione Vaudeville trova libero sfogo in Who’s that knocking at my door, (un classico tratto dal repertorio di Hannette Hanshaw)

Si ritorna poi alla matrice blues con pezzi come Didn’t mean a thing e Gloryland (partoriti dalla mente di Denny Hall) e Banana in your fruitbasket . omaggio a Bo Carter.

Chi ha fame di ballate romantiche può saziarsi con brani quali Crying Time, pezzo orginale, e Shine on Harvest Moon che ci riporta agli inizi secolo.

Spicca e stuzzica il lavoro strumentale di Max, The Resurrection of the Honey Badger.

Dicevamo 15 pezzi. "The Mexican Dress" termina con un tributo a Papa Charlie Jackson, Loan me your heart, che con il suono del banjo a 6 corde e del clarinetto, felicemente suonato da Joel Tepp.

Un album di sana e viva nostalgia verso un trascorso musicale antico, ricchissimo di spunti, di aneddotica e talentuosità. Senza cadere mai nell'indolenza del passatismo musicale. Un lavoro artistico di pregio che merita di essere ascoltato se si è alla ricerca di qualità artistica e sonorità sempre valide e coinvolgenti.

 

Info

www.redwineserenaders.it

 

 

 

I NOSTRI CONTATTI

 

Compila il form di richiesta

COLLABORAZIONI


 

unipg   unistrapg  Raduni

Associazione Culturale L'Officina ustationPerugia 2019

SEGUICI

glqxz9283 sfy39587stf02 mnesdcuix8
sfy39587stf03
sfy39587stf04