Cardiophobia recensito su JamYourself

Inviato da Radiophonica il Mar, 18/10/2011 - 17:41
Categoria recensione: 
Recensione Disco
Disco
Titolo disco: 
Cardiophobia
Nome Artista: 
Cardiophobia
Label: 
Settembre Records
Genere disco recensito: 
Indie

Il disco d'esordio dei Cardiophobia è un disco originale, articolato, azzeccato, che si lascia ascoltare in un fiato solo e loro sono una band che esplora e traccia nuovi sentieri musicali, vie della seta ancora da scoprire. Se il panorama discografico italiano si impegnasse a valorizzarli, potrebbero addirittura arrivare a rilanciare nuove mode, nuove tendenze, nuovi miti nel mondo del rock, perchè il talento proprio non gli manca. Magari proprio come uno di quei mille miti che al di là della manica, in Inghilterra, saltano fuori come funghi e che qui da noi si fatica a vederli, non perchè non ci siano, ma perchè abbandonati all'oblio. Questi ragazzi di Rimini nascono come band nel 2003, originariamente sotto il nome di Standart Studio e quest'anno, più precisamente nel Maggio/Giugno 2011 vedono prendere forma (la forma rotonda di un CD) i loro sogni e canzoni, grazie anche all'etichetta Settembre Records che li produce. Il genere che propongono si potrebbe semplicemente chiamare Alternative Rock, perchè ne ha tutte le caratteristiche sperimentatrici, ma sarebbe rimanere comunque troppo sul vago per descriverli bene e tralascerebbe certe loro peculiari sonorità che i termini Dark Pop e Heavy Rock meglio esprimono. Questi quattro ragazzi, Giulio Zannini alla voce e alla chitarra, Eugenio Giovanardi alla chitarra solista e seconde voci, Lorenzo Amati alla batteria e Andrea Bartolino al basso, riescono a varcare varie frontiere del suono. Sanno passare dall'aggressività di riff di chitarra incisivi e distorti, simili un pò a brani come "Attonito" e "Lui Gareggia" dell'ultimo lavoro dei Verdena (vere e proprie macchine da guerra), a melodie di voce che hanno il retrogusto particolare del cantautore parmigiano Dente, passando per canzoni hit da ballare, per esempio "Come quando piove" ad altre molto dolci, dove il buon utilizzo degli effetti sulle chitarra (tremolo/delay) le fa sembrare veri e propri Carillon, come nel caso di "Caro V. torno da te". Tutti i brani hanno qualcosa di veramente accattivante: intuizioni, intensità, struggenza (soprattutto per i testi), complessità degli arrangiamenti. Puzzano di quell'odore che ti colpisce le narici, tipico della fine dell'adolescenza: la maturità. Gli arrangiamenti sono elaboratisimi: non si può certo usare la parola Prog, ma si può fare il paragone con l'articolatezza di grandi gruppi,gruppi che hanno fatto la storia del rock. Mi vien da pensarli un pò come ai Queen senza Freddy Mercury, ma con Ian Curtis dei Joy Division alla voce. Strano abbinamento. Dei Queen hanno le complesse parti strumentali votate alla sacra causa del rock melodico, ma non certo il canto del cigno tipico di Freddy Mercury; di Ian Curtis e dei Joy Division hanno le melodie cantilenanti e autistiche. Il missaggio dei brani è anch'esso molto articolato e con azzeccate trovate di stereofonia: il suono degli strumenti musicali non sembra provenire tutto da un unico punto, ma dai vari angoli di una stanza in cui loro suonano e noi ascoltatori ci troviamo nel mezzo. Purtroppo essendo abituato a sentire Grandi composizioni di Grandi Artisti (come loro sono) andare a braccietto con Grandi (e costosi) lavori di missaggio, si può rimare un pò delusi da quest'ultimo, perchè è ricercato in stereofonia, ma carente in qualità di registrazione. Se dovessi attribuire un colore a questo gruppo e a questo disco, senza indecisione alcuna, affermerei che sono di un Blu molto elettrico. E spero che non gli manchi la fortuna! VOTO 8,5 Andrea Cattafi

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