L'onore perduto di Katharina Blum a Terni

Inviato da Il Comodino die... il Ven, 03/01/2020 - 08:34

Da mercoledì 8 a sabato 11 gennaio, la Stagione di Prosa del Teatro Secci di Terni prosegue con L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM, tratto dal romanzo di Heinrich Böll, nell’adattamento di Letizia Russo. Lo spettacolo andrà poi in scena, domenica 12 gennaio, al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto.

«Portare in scena un romanzo – commenta il regista Franco Però – implica di poter contare su interpreti che incarnino appieno i diversi personaggi concepiti sulla pagina dall’autore». Ne L’onore perduto di Katharina Blum Franco Però dirige gli attori di riferimento del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, applauditi in quasi tutte le ultime produzioni: ad essi per l’occasione si aggiungono Elena Radonicich (applaudita di recente nella popolare fiction “La Porta Rossa”, oltre che sul grande schermo) che sarà Katharina, e Peppino Mazzotta che il grande pubblico ha ammirato nel ruolo di Fazio ne “Il commissario Montalbano” ma che è soprattutto un bravissimo attore di teatro. 

L’irreprensibile e prüde segretaria Katharina Blum incontra a un ballo di carnevale Ludwig Götten, un piccolo criminale, sospetto terrorista. Trascorre la notte con lui e l’indomani, non del tutto consapevole della situazione, ne facilita la fuga. Katharina viene brutalmente interrogata dalla polizia con la quale collabora solo in parte. Nel frattempo la stampa scandalistica, attraverso lo spietato giornalista Werner Tötges, violando ripetutamente la privacy di Katharina e manipolando le informazioni raccolte, ne fa prima una complice del bandito e poi una vera e propria estremista. A questo punto la vita di Katharina viene sconvolta: riceve minacce e offese, i suoi conoscenti vengono emarginati, il suo onore viene definitivamente compromesso. La polizia e lo Stato non la tutelano attivamente. Dapprima disperata, poi lucida nel suo isolamento, Katharina Blum si vendica uccidendo il giornalista Tötges, e si costituisce alla polizia. 

 

Il tema è drammatico, ma la struttura costruita da Böll è lieve, piena di simpatia per il personaggio, ed ironica. Lo scrittore, con straordinaria abilità, per tutto il racconto, non fa che parodiare il linguaggio della stampa scandalistica, con i suoi luoghi comuni, le moralizzazioni spicciole, le espressioni alla moda, la sua piattezza intrinseca. La forma del romanzo è quella del giallo: ma dove si parte dall’atto già avvenuto, andando avanti e a ritroso, permettendoci così di vedere quell’incubo mediatico che avvolge la protagonista, con le sue menzogne che ne distruggono le relazioni sociali ed intime, portandola al gesto estremo. Nonostante siano trascorsi più di quarant’anni dall’uscita del romanzo, si rimane colpiti dall’attualità di alcune problematiche emerse nel secondo dopoguerra e sviscerate da Böll nei primi anni ’70: tra queste vi sono senza dubbio quelle riguardanti l’uso dei mezzi di comunicazione di massa e le forme di violenza intrinseche al linguaggio mediatico. 

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