DE LUCA E LA PAROLA CONTRARIA

Inviato da Radiophonica il Ven, 17/04/2015 - 21:57
DE LUCA E LA PAROLA CONTRARIA

Oggi alla Sala dei Notari incontro con Erri de Luca. Tanta gente era presente, tra giornalisti e lettori fedeli di De Luca, il quale apre l'incontro parlando del vocabolario, dell'importanza dei vocaboli e delle parole, dei loro significati, della loro forza. E ci riporta un aneddoto singolare, e al tempo stesso disvelatore di una profonda verità sociale, in perfetta coerenza con lo stesso festival in generale, oltre che con il giornalismo nella sua specificità. Si fa riferimento all'introduzione della seconda edizione di Fernando Palazzi del “Novissimo dizionario della lingua italiana”, dove l'autore volendosi scusare con la comunità ebraica, perché non citata nella prima edizione del 1939, si esprime parlando di 'ragioni contingenti' e non direttamente di 'leggi razziali'. Secondo De Luca questo accade perché viviamo in un 'Regime Democratico' che, anche se democratico, resta pur sempre un regime; così Palazzi censurato dal Fascismo nel 1939 continua a censurarsi negli anni '50 e così, a tutto il 2015, continua ad auto-censurarsi tutta la categoria dei giornalisti.

Da qui, poi, l'inevitabile questione della TAV in Val di Susa e del procedimento giudiziario che, a partire dal 28 gennaio di questo anno, lo vede accusato per incitamento a delinque e al sabotaggio.

Ma solo il sabotaggio, in quanto elemento imprescindibile, realizza, secondo De Luca, la libertà, ovvero quella capacità di tenere insieme le cose che si dicono e le cose che si fanno.

E questo sabotaggio, come lui lo descrive, ha varie e variopinte forme d'attuazione fatte di azione e avvolte di inazione ma sicuramente anche e sopratutto di parole, parole che per la loro libertà intrinseca devono poter essere espresse e difese, tanto è vero che, a questo riguardo e per questo motivo, in fase processuale De Luca ha rifiutato categoricamente la presentazione delle attenuanti generiche, perché attenuare le parole equivarrebbe a negarle e, per una scrittore di professione, fare ciò corrisponderebbe al più grande delitto possibile verso la libertà d'espressione, verso se stesso e verso la propria arte.

 

 

Marielena Arigliani

 

 

 

 

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